Un newton ricostruito

 
Sono sempre stato un amante della configurazione newton e molti dei mie telescopi sono stati di questo tipo.
Essendo anche appassionato di fotografia ho ritenuto che un newton fosse il miglior compromesso fra la capacità di raccolta luce e la precisione di lavorazione.
Ciò si è rivelato vero sin quando ho usato la pellicola in quanto il correttore di coma che avevo sul mio Vixen R200SS mi permetteva di avere i medesimi dischi stellari sia al centro sia al bordo del fotogramma della pellicola in formato 135 mm (cioè in un cerchio di quasi 43 mm di diametro) ma con dischi stellari superiori ai 20 micron.
Con l'avvento del digitale la risoluzione richiesta era molto maggiore e perciò diventava necessario avere dischi stellari più piccoli.
I sensori non erano più full frame (24*36 mm ) ma  APS-C (15*22 mm ) con un cerchio di diametro di 27 mm.
Una minor distanza dal centro ottico permetteva di sentire meno il coma del telescopio ma le dimensioni dei pixel erano molto minori (circa 6 micron) e l'allungamento si notava.
Alla fine, seppur a malincuore, ho deciso di vendere il mio Vixen R200SS e di passare a un apocromatico di qualità: il Takahashi TSA 102-S. Il primo strumento si è rivelato un tormento tanto che ho dovuto rimandarlo indietro e farmelo sostituire.
Nel frattempo, per non rimanere senza strumento fotografico presi un Geoptik Formula 4 da 20 cm di seconda mano.
Un paio di mesi di uso e poi arrivò il nuovo TSA 102-S, perfettamente funzionante. Il Geoptik fu perciò messo a riposo.
Dopo vari mesi decisi di rimettere in funzione il newton e un mio amico si dimostrò entusiasta di rimettermelo in funzione.
Dopo ulteriori mesi (non gli avevo messo alcuna fretta in quanto comunque il mio apocromatico continuava a darmi sempre maggiori soddisfazioni) lo strumento era pronto ma poco prima della riconsegna un incidente causò un problema alle ottiche per cui mi dette un suo newton in sostituzione: un Altair Astro da 20 cm f/4.
Lo strumento presentava alcune caratteristiche valide tipo la ventola di stabilizzazione termica e anelli antiriflessione interna ma anche vari limiti progettuali e costruttivi che erano dovuti a un progetto basato su un'estrema economicità soprattutto meccanica.
 
Per utilizzare lo strumento per fare fotografia astronomica dovevo innanzi tutto avere una meccanica robusta, stabile, e che non causasse deformazioni né sull'asse ottico né sull'ottica medesima.
Per prima cosa ho constatato che il tubo era veramente debole, trattandosi di un lamierino calandrato di meno di un mm di spessore. Qualsiasi sensore più grande di una webcam poteva causare delle flessioni sul focheggiatore, per quanto questo fosse robusto, proprio per via del tubo leggero.
Ho provveduto perciò a creare una specie di gabbia che imbracasse tutto il tubo e che fungesse da supporto sia per la staffa di fissaggio alla montatura sia per la slitta del telescopio di guida. La gabbia è composta da quattro anelli (i due forniti con lo strumento più altri due presi a parte). Sul lato della slitta di aggancio del telescopio di guida gli anelli sono uniti da una barra di alluminio su cui è fissata la slitta di guida. Sul lato di aggancio alla montatura gli anelli agganciati sono solo tre perché vi è il focheggiatore.
Ciò nonostante la robustezza della zona del focheggiatore non era ancora sufficientemente garantita.
 
Per questo motivo ho fatto realizzare da un mio amico che ha un'officina meccanica una fascia in ferro di 5 mm di spessore che riprendesse esattamente la curvatura dell'interno del telescopio. Tale fascia era semicircolare con una larghezza di 10 cm ed era stata forata in corrispondenza del foro del focheggiatore.
 

Ovviamente dopo tutte queste fasi di irrigidimento era necessario provvedere a montare un focheggiatore sufficientemente robusto. La scelta è caduta sul Baader Steeltrack in quanto robusto, di marca affidabile, e sufficiente per reggere una dslr.
A questo punto l'intervento si è spostato sulla parte posteriore in quanto la cella presentava anch'essa notevoli limiti progettuali e di concetto, più che di realizzazione.
 
Il primo errore progettuale l'ho rilevato nel sistema push/pull delle viti di collimazione.
Per chi non fosse pratico riassumo brevemente il sistema come si può vedere più in basso nella foto. Vi è la cella principale dove è bloccato lo specchio e una controcella che è imcernierata al tubo. Tramite tre viti a 120° è possibile orientare la cella avvitando le tre viti che hanno delle moglie di tenuta.
Altre tre viti sempre a 120° servono per bloccare le due celle in modo solidale una volta ottenuta la collimazione.

Il problema era che le molle erano troppo deboli, le viti di bloccaggio troppo corte e il filetto delle viti di regolazione alla cella era passante.
Ciò causava un problema non di poco conto. Quando si regolava la collimazione si doveva avvitare molto le tre viti principali (pull) in quanto quelle di blocco (push) erano come detto troppo corte.
Il risultato era che le viti andavano a toccare lo specchio causando deformazioni e astigmatismo.
Ho perciò sostituito le viti push con viti un po' più lunghe e di conseguenza ho sostituito anche le molle che erano veramente ridicole.

Infatti le molle originali erano in acciaio (almeno credo che sia acciaio) da 1 mm di spessore. Sostituendole con delle molle da 1,5 mm di spessore in acciaio armonico la durezza è aumentata considerevolmente e la facilità e stabilità di collimazione è notevolmente migliorata di conseguenza.
 
Altra modifica alla cella è consistita nella realizzazione di tre fori filettati nei quali ho messo tre viti senza testa in nylon da me realizzate. In questo modo posso allineare lo specchio centrandolo nella cella e, soprattutto, funzionano come appoggi laterali senza parti in metallo che possano premere sullo specchio.
Una volta rimontato il tutto e aver collimato il primario, il secondario e il focheggiatore mediante un oculare Cheshire e un collimatore Hotech di cui avevo controllato la collimazione preventivamente facendolo ruotare su un supporto e controllando che il fascio non si spostasse, ho provveduto a montare il tubo sulla montatura e fare i primi test.
   
La prima cosa che ho notato è stata l'estrema difficoltà di bilanciamento. Il rinforzo frontale al focheggiatore è molto pesante e ovviamente il peso è tutto sulla parte frontale. Ciò comporta il fatto che la camera di ripresa arriva quasi a toccare con il supporto della montatura. Per ovviare a questo problema ho realizzato un contrappeso mobile di circa 2,3 Kg.
Non ho problemi di peso in quanto la montatura è sovradimensionata per il mio strumento, fortunatamente.
 
Altro problema riscontrato è stato un leggero disassamento del treno ottico a seguito dell'uso di un tubo di prolunga necessario per mettere a fuoco. Devo infatti estrarre di circa 5,5 cm il focheggiatore il quale però ha un'escursione di solo 3 cm.
Le prolunghe però hanno la classica scanalatura per evitare che scivolino dal focheggiatore e inoltre hanno l'anello di ritenzione in ottone.
Stringendo si verificano leggeri disallineamenti. Per questo motivo ho fatto realizzare un raccordo in alluminio con bloccaggio a sei grani. In questo modo posso recuperare un eventuale leggerissimo disassamento che, comunque, vista l'estrema precisione della prolunga che mi è stata realizzata, non dovrebbe verificarsi.
A questo punto il tubo pesa circa 17 Kg nella configurazione che vediamo nella foto sottostante. Ora si tratta di provarlo sul campo ma il tempo, per ora. è tiranno.
Non appena potrò fare i test del caso aggiornerò la pagina.
 
 

©  2011 - Renzo Del Rosso



Hai trovato questo articolo utile?
Aiutami a mantenere il sito on-line. Un sito ha un costo sia in termini di tempo sia di hosting e di rinnovo dominio.
Se vuoi puoi fare una donazione di qualsiasi valore.